Dal Biologico ad Organic Forest

Come sempre succede nelle evoluzioni culturali e scientifiche gli inizi si collocano molto prima rispetto alla visibilità delle stesse, le menti che le elaborano sono sempre più avanti del pensiero comune e, quasi sempre, da questo rifiutate o combattute.

Bio Organic Forest

Questo si è verificato anche nel settore agricolo e quello che noi vediamo realizzarsi ora era iniziato un secolo prima quando ricercatori e scienziati, lungimiranti e fuori dal coro, incominciavano a chiedersi dove ci avrebbe portato la chimica che si stava imponendo come una vera e propria rivoluzione riuscendo ad intravvederne gli effetti collaterali e ad elaborare teorie e pratiche rispettose della natura e delle generazioni future.

In quel periodo e fino ad ora molti dei risultati strepitosi dell’agricoltura chimica sfruttavano la fertilità dei suoli accumulata nel corso dei secoli da una società contadina che adottava un modello di sviluppo rigorosamente ciclico nel quale le restituzioni alla fine del ciclo produttivo erano poco distanti e poco diverse nella loro natura dalle asportazioni.

L’ industrializzazione ha portato con se la necessità di spostamenti di masse e la loro concentrazione attorno ai poli produttivi che offrivano grandi possibilità di scalata sociale mandando in crisi il modello rurale che fu costretto a reinventarsi.

Nella trasformazione del modello rurale la fertilità del terreno ha pagato il prezzo più alto, dovendo perdere lentamente ma inesorabilmente gran parte del suo componente fondamentale il CARBONIO organico che costituisce il substrato indispensabile per la vita dei miliardi di microorganismi (funghi e batteri) che con il loro lavoro garantiscono ai vegetali una dispensa alimentare completa ed equilibrata.

Inoltre il progressivo affermarsi di un’agricoltura di tipo industriale ha portato al completo sconvolgimento del paesaggio agricolo con la rimozione delle alberature di bordo o di consociazione per favorire l’operatività di macchine agricole sempre più potenti ed ingombranti.

La meccanizzazione ha portato con se la specializzazione colturale, mandando in crisi il principio agronomico delle rotazioni fino a ridurlo alla monocoltura e diminuendo il numero delle specie coltivate.

Durante questa vera e propria rivoluzione industriale del modello agricolo le leggi naturali sono state dimenticate e le restituzioni dei diversi processi produttivi adottati dagli agricoltori e dall’ industria hanno cambiato completamente la loro composizione tornando alla terra con caratteristiche chimiche, fisiche ed energetiche completamente diverse.

L’uso massivo di molecole chimiche di sintesi non ha certo favorito il tutto vista la simmetria costituzionale che non si integra minimamente con la rigorosa asimmetria dei complessi biologici.

Se pensiamo che in un centimetro cubo di terreno vivono, o dovrebbero vivere, miliardi e miliardi di microorganismi possiamo anche capire che impatto ha avuto tutto questo sugli stessi.

Come detto prima, qualcuno aveva intuito quello che sarebbe successo con largo anticipo e precorrendo i tempi si era concentrato nel cercare di comprendere fino in fondo la complessità dei processi biologici e le leggi che li regolano scoprendo che le leggi della vita sono comuni in tutto l’universo.

Ecco che, fin dai primi anni del secolo scorso, alcuni studiosi molto fuori dal coro ma con una grande onestà intellettuale ed uno sviscerato amore per la conoscenza riescono a prevedere lo scenario futuro problematico ed iniziano ad elaborare principi di coltivazione che, ponendo alla base il rispetto delle leggi naturali, potessero armonizzare lo sviluppo sociale ed il benessere individuale.

Si trattava comunque di uno sparuto numero di scienziati ed intellettuali che il pensiero dominante non ebbe nessuna difficoltà a relegare nell’ area dell’originalità se non in quella della follia.

Solo alcuni decenni più avanti iniziano le prime esperienze di applicazione di concetti di agricoltura biologica e circa nel 1940 viene creata negli Stati Uniti la prima azienda agricola biologica ad opera di un industriale che, avendo notato tra i suoi numerosi dipendenti un continuo aumento di forme allergiche e di disturbi alla salute ed essendo convinto che questo dipendesse dall’ alimentazione, acquistò questa grande proprietà che ancora oggi è attiva nel campo della sperimentazione biologica come stazione sperimentale.

Intorno agli anni 70, in California, un gruppo di medici ha iniziato a mettere in relazione le malattie neonatali con l’alimentazione degli stessi ponendo le basi per la nascita dell’industria alimentare specializzata nel “Baby Food” che limitava enormemente i residui di molecole chimiche di sintesi sulla frutta destinata alla preparazione di cibi per la prima infanzia.

Possiamo definire questo uno spartiacque tra i metodi di agricoltura di tipo industriale ed il progressivo affermarsi dell’integrato da prima e poi del biologico in tutto il mondo industrializzato.

Nei primi anni 90 anche l’unione europea si dota di un regolamento per l’agricoltura biologica che ha lo scopo di normare questo metodo di produzione in modo da garantire il consumatore finale, sempre più attento alla qualità del cibo ed al rispetto dell’ambiente che nel frattempo era ed è tuttora fortemente danneggiato dalle diverse attività antropiche.

E’ per questo motivo che la nostra era viene definita ANTROPOCENE ed è la prima volta da quando il pianeta esiste che le nostre attività hanno un impatto superiore a quello degli eventi naturali (eruzioni vulcaniche, terremoti, maremoti, tempeste atmosferiche ecc) sullo stesso.

Nel corso dell’ultimo ventennio i concetti di agricoltura biologica si sono continuamente affinati ad hanno integrato le nuove conoscenze scientifiche che via via si sono acquisite dando sviluppo a quelle che possiamo definire le evoluzioni del biologico, come il biodinamico.

I principi dell’agricoltura biodinamica sono stati formulati da Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, il quale si interessò di agricoltura nell’ultimo periodo della sua vita raccogliendo le preoccupazioni di un gruppo di agricoltori allarmati per gli effetti sul suolo delle nuove tecniche di coltivazione e di concimazione chimica.

Nel 1924 Steiner fissa in tre punti gli obiettivi che dovevano perseguire i coltivatori per contrastare il degrado del suolo: il mantenimento della fertilità della terra, l’aumento della capacità delle piante di resistere alle malattie e la produzione di cibi sani e di qualità, obiettivi raggiungibili solo attraverso la consapevolezza e la conoscenza dell’agricoltore.

Figlio di questi principi e del Presidente europeo della prima associazione biodinamica, Michel Barbaud dedica la sua vita alla comprensione delle leggi naturali integrando nel suo percorso di Agronomo anche nuove scienze come la fisica quantistica e approfondendo il lavoro di scienziati cosiddetti “minori” che gli permette di fornire precise spiegazioni scientifiche ad ogni manifestazione della natura e più in generale della vita.

Organic Forest di Michel Barbaud racchiude in se tutto il sapere olistico del suo fondatore tradotto in pratiche colturali efficaci ed efficienti in grado di rispondere rapidamente e stabilmente a tutte le esigenze che ci impone l’ambiente degradato in cui viviamo e la richiesta di alimenti salubri e funzionali di cui tutti noi sentiamo di aver bisogno in un contesto di economicità a cui il coltivatore non può e non deve rinunciare.

In conclusione, il metodo del legno fermentato associato alla coltura enzimatica dei cereali fermentati, completamente naturale, basato su precisi fondamenti scientifici, sulla microbiologia dei suoli della quale la sorgente alimentare è il carbonio estratto dal legno con fermentazioni controllate, innovativo, applicabile a tutti i terreni e condizioni, con la capacità di risanare i suoli, con la capacità di ripristinare la salute dei vegetali, consente di ottenere dei vegetali sani, vigorosi, con alto valore organolettico. Organic Forest riunisce le tecniche agronomiche naturali e gli studi e ricerche bioelettroniche e agronomiche.

Con questo metodo si ottengono vegetali distinguibili al palato e fisiologicamente funzionali, in grado di mantenere queste caratteristiche anche dopo la raccolta.